28/10/06

 

We'll caaarry oon...

Sono nata alla fine del ’66. Considerando che la facoltà di apprezzare il rock è una delle ultime capacità che l’essere umano raggiunge, poco dopo aver raggiunto quella riproduttiva, più o meno insieme a quella di comprendere arteletteraturafilosofia e di guidare un motorino, io sono approdata all’età della ragione musicale giusto in tempo per sentirmi dire che ormai mi ero persa tutto.
I genesis senza gabriel?! I pink floyd di the wall?! Ma davvero non conosci i king crimson?! And so on... Queste le frasi che mi rivolgevano i miei amici-istitutori, con l’angolo della bocca piegato in un sorriso di sufficienza, sempre con quei pochi anni in più che bastavano a trattarmi da niubba.
In effetti il panorama degli eighties era desolante se confrontato a quello dei seventies, lasciava pronosticare scenari apocalittici che impedivano spesso di apprezzare anche ciò che di buono circolava. Poi, col suicidio di Cobain, qualcuno decretò anche la fine della musica rock, un po’ come la morte di Romolo Augustolo segna la fine dell’agonia dell’impero, eppure...
Eppure i Muse, gli Evanescence, i Coldplay, i Placebo, i Greendays, i Rammstein, i Linkin Park, i REM e gli immortali U2. Eppure oggi ho scaricato e guardato una dozzina di volte lo splendido video dei Mychemicalromance. Eppure mi ritrovo ad ascoltare con sommo piacere un sacco di gruppi, alcuni dei quali circolano da almeno una decade, gruppi che farebbero sicuramente storcere il naso ai fini intenditori di cui sopra, ma che portano me, eternamente niubba, a rimpiangere di aver ormai doppiato i 20 anni e a considerare che probabilmente passerò lo stesso il prossimo compleanno a Casalecchio ad ascoltare i Muse dal vivo.

18/10/06

 

Coincidenze

Sabato a Bologna, che itinerario consueto. Il treno è del medesimo tipo che negli anni '80 ho visto sfrecciare orgoglioso e luccicante con un’aria vagamente cosmopolita, ora declassato a iperregionale. Consueto è anche il paesaggio, la Romagna che dolcemente diviene Emilia in una sequela infinita di ruralità padana, lo osservo mentre Eugenio mi narra del 7 luglio nella City e del nuovo amore dei tories per il welfare. Stazione di Bologna, la medesima di sempre con qualche cartellone pubblicitario in più, Ipazia, armata come il giappone, col crick tiene a bada contemporaneamente un suv e una smart e guadagna un parcheggio all’ora di punta.
Passeggiamo per i portici ma la città ormai da tempo non mi sembra più la stessa, ora più che una grassa matrona di provincia sembra una taglia 42 con le rughe liftate. Due tagliatelle raffinate e un breve incontro con un tipo di Milano, Ipazia mi passa il romanzo appena pubblicato da una sua amica, coetanea e Cervese, già mi piace.
Di nuovo per i portici mi guardo attorno cercando Bologna, quella di paz e di radio alice, delle biciclette e delle sfogline, ma vedo solo Vuitton e negozi sfitti. Poi, appeso ad una colonna, un volantino “smarrita una tavola di fumetto...” con relativa disperazione e recapiti telefonici. Ecco Bologna che cova sotto la cenere, penso compiaciuta, e sorrido.
Oggi trovo il post di Lucia. Non la conosco. Visito il blog e scopro che il libro che mi ha dato Ipazia è suo. Leggo i post e scopro che anche la tavola di fumetto smarrita era la sua.
Che bei giri che fa la vita.

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