31/03/07

 

La fattoria degli animali

Bagnasco dixit: nel momento in cui si perde la concezione corretta autotrascendente della persona umana, non vi è più un criterio di giudizio per valutare il bene e il male e quando viene a cadere un criterio oggettivo per giudicare il bene e il male, il vero e il falso, ma l'unico criterio o il criterio dominante è il criterio dell'opinione generale, o dell'opinione pubblica, o delle maggioranze vestite di democrazia - ma che possono diventare ampiamente e gravemente antidemocratiche, o meglio violente - allora è difficile dire dei no, è difficile porre dei paletti in ordine al bene.

Le pecore si son date all'autogestione da 138 anni e i pastori sono ancora lì che non la mandano giu. E un rimpianto mi molce il cor per il caro e vecchio non expedit.
Vigiliamo e non sottovalutiamoli, che questi lo misero in culo anche ad Attila.

17/03/07

 

Paddies

E anche quest'anno abbiamo finito.
Beannachtai na feile Padraig a tutti.

13/03/07

 

il faut cultiver notre jardin

La frase, è noto, la pronuncia alla fine dell’ultimo capitolo uno che mi ha fregato il nick. A volte me la ripeto a mantra perchè sono il tipo che tende a dimenticarla.
Candido è uno tosto, uno che non si lascia disorientare da questioni di principio e, semplicemente, fa. E mica ci arriva da subito a non perdersi nei labirinti dei massimi sistemi eh, che gli tocca passarne con quel suo sguardo un po’ bovino sul mondo prima di realizzare che la politica è semplicemente il nostro alone semantico.
Il senso della chiosa del Candide è peculiarmente antitetico al qualunquistico coltivare il proprio orticello, al restringere i propri orizzonti partecipativi quando la realtà sociale è dissonante dalle nostre richieste, quando l’intorno non gioca come vorremmo e allora ci portiamo via il pallone evaffanculo.
A questa antitesi pensavo seguendo distante la recente kilombeide, terminata con l’uscita di Rosa e Ipazia dall’aggregatore, a questa ovviamente pensavo leggendo questo post.
Insomma mi pareva che Rosie&Ipa facessero un po’ di bizze tipo eioalloranongiocopiù. In fondo kilombo aveva solo accettato un premio della Islamic Anti Defamation League, ecchessaràmmai, la portavoce della IADL è un membro di Kilombo.
Poi insomma, ho cominciato ad analizzare le contiguità, dimmi i tuoi amici e ti dirò chi sei.
Ebbè, tempo due link dalla suddetta e arrivo a Disinformazione e Comedonchisciotte e -vade retro- effedieffe! Riportati da una kilombista sotto la dicitura: informazione alternativa. Alternativa all’utilizzo del sistema nervoso centrale presumo. Una rondine non fa primavera, l'ottusità si combatte con l'opposizione dall'interno e col dialogo eccheddiamine.
Tempo un link e arrivo su un altro kilombista quadrumviro (and now they were three) che nell’altro suo blog cita Blondet con la stessa frequenza con cui il parroco cita la lettera ai corinzi, e mica per confutarlo eh, sia mai. Maurizione Blondet, mica cazzi, quello cattointegralista e destrissimo che delirava di magheggi per accelerare l'avvento dell'anticristo in cui sarebbero coinvolti perfidi giudei, squallide sette plutocratiche-occultiste e financo Massimo Cacciari e la casa editrice Adelphi. Vabbè, due rondini non fanno primavera.
Tempo un link e arrivo all’Ucoi (contiguo al quadrumvirato anche per recenti siparietti rosa) che ha recentemente fatto pubblicare inserzioni in cui si paragona il sionismo al nazismo (e confesso che mentre me ne frega pochissimo di veder accusare la politica israeliana mi fa incazzare abbiscia veder minimizzare il nazismo).
Tre rondini giustamente non fanno primavera per la redazione di kilombo, ma a me bastano per pensare che rosa e ipazia non hanno fatto male ad andarsene. Avevano fatto male ad entrare. Anche questo è coltivare il proprio giardino.

06/03/07

 

the eye of the beholder

Allora, ci sono questi ricercatori che hanno individuato un algoritmo per la bellezza, non c’è trucco e non c’è inganno, funziona. Perchè stupirsene d’altronde, è da tempo che sappiamo che l’armonia risiede nell’equilibrio e che phi governa l’universo delle forme. Bellezza, rassicurante e apollinea come una statua di Fidia, come un sonetto di Petrarca, come una giornata al mare, come una città abitabile, come una velina che tace, come una regola.
La mia nonna paterna non oltrepassò mai la terza elementare e coltivò campi altrui per tutta la vita. Non ricordo di averla mai vista sorridere, nè abbigliata di qualcosa che non fosse nero. Pochi mesi prima di morire mi raccontò di quando conobbe mio nonno. Nonostante una decisa povertà lessicale quella donna sapeva raccontare. Quando apriva bocca le sue parole scarne e secche diventavano pennellate implacabili che dipingevano ed afferravano, non indulgeva nella narrazione ma fotografava con una lucidità entomologica, il suo pensiero era privo di orpelli come la sua vita. Mi narrò di una festa, e di mio nonno appena tornato dal fronte del Piave, di lei diciassettenne e impacciata e di lui trentenne e buon ballerino, colsi l’orgoglio di essere stata scelta in un ballo da un uomo tanto più adulto in mezzo a tante, lei che mai fu bella, mi narrò di un valzer. Poi commentò “non ho più ballato così” con uno sguardo un po’ sognante che mai le avevo visto. Ecco, lo sguardo di quella vecchia che mai fu nè bella nè dolce nè elegante in quel tinello illuminato dal neon fu di una bellezza folgorante. Alla faccia degli algoritmi.

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