29/01/08

 

Il piave mormorò "ritorni lo straniero!"

Mi associo all'accorato appello rilanciato da Mmax e Annarella. Orsù fratelli, è il belpaese che lo chiede.

Fratelli Europei: Invadeteci

SOS Invadeteci!

PS. Nell'eventualità sia lecito scegliere la nazionalità dell'aggressore, gradirei cantar la marsigliese. Graaazie.


27/01/08

 

Noi che viviamo sicuri...

"La nostra fatica è stata dimenticare". Mia madre oggi se n'è uscita così e sono stata tentata di accusarla di insensibilità, ma la voce tradiva un eccesso emotivo, segno chiaro di uno sforzo abbastanza vano. Ho sospeso il giudizio, io non c’ero in quel momento in cui europei divoravano europei come crono i suoi figli.
Rosa mi ha tirato in ballo per contribuire ad una virtuale biblioteca della memoria; confidando che i più celebrati tra romanzi e saggi vi appartengano di diritto lo sguardo mi è caduto sulla variante di Luneburg.
Un romanzo che parla di scacchi per parlare dello sterminio è una roba strana, abbastanza da richiamare l’”assurda precisione” di cui parla Primo Levi, il più grande qua ad aver dedicato la vita all’enorme fatica di non dimenticare.
In un paio di pagine c’è una narrazione abbastanza limpida del dolore di quello sgretolamento della realtà in cui l’intera esistenza si deforma e si liquefà come acqua ragia su un dipinto. Per sopravvivere all’assenza di senso si deve riuscire a produrne uno, che ripari, che trasmetta, che sappia di buono; credo sia questo che rende impossibile una giornata dell’oblio.
Passo il virus del ricordo a Pangloss, a Ipazia, a Rael, a Toni a MagisterPN a Namib e all'intero blogroll.



22/01/08

 

Mood

In effetti è da un po' che mi sento come il gatto di Schroedinger. O come il governo Prodi.

01/01/08

 

Libri morbillo

Via Ipazia approdo in questo sonnacchioso primo pomeriggio dell’anno su anobii e mi bagno nelle calme acque della carta di rebound dal web. Cerco e aggiungo alla rinfusa libri ma mi stufo presto, quasi mai le edizioni sono giuste, le mie sono spesso talmente ingiallite da non avere codice a barre e a volte nemmeno -mirabile dictu- isbn, ma hanno sul retro prezzi in lire a cifre nostalgicamente commoventi. Le mie edizioni vengono da un altro universo, quello in cui leggevo ancora.
Con una lentissima progressione inesorabile la mia giovanile compulsione alla lettura si è rarefatta, ma in quel tempo in cui il mio rapporto col tempo era sano i miei libri erano me; li infilavo rapida e assorta nell’anima come perline in un filo, alla ricerca dei librimorbillo, quelli che quando li finivi ti sentivi diversa come dopo una convalescenza. Ricordo il primo morbillo come il primo amore, era Uno, nessuno e centomila e avevo dodici anni. E poi via tutti gli altri morbilli in rapida sequenza, la Luna e i falò, lo Steppenwolf, la Fondazione, gli Ossi di seppia, Dune, le Memorie di Adriano, il Viaggio al termine della notte. E i grandi amori, Omero e Kerouac e Wilde e Stendhal e Nietzsche e Kafka e Marquez e Voltaire e Bradbury e Goethe e i millemila altri e i saggi e i fumetti che così elencati poi per forza li guardi e sorridi, così diversi che ti fanno sentire un patchwork.
Sono un mosaico, iniziato dalla voce di mio padre che a volte mi leggeva guidogozzano o zvanìpascoli per scacciare il buio e farmi addormentare quando la mia presenza nel mondo era talmente giovane che ancora quei segni neri non avevano senso, un mosaico che ora chiede nuove tessere. Buon anno a tutti noi.

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