26/03/06

 

E Nanni non sbaglia un colpo (anche se palombella non era un granchè)

Film complesso stò Caimano. Inizialmente può apparire inefficace, giocato su un Berlusconi che transita attraverso la pellicola come una meteora troppo didascalica e scollegata. Poi ti accorgi che nella tua vita d’italiano è andata proprio così e inizi a cogliere il senso di questa sceneggiatura che pare un gioco di scatole cinesi; allora riesci a muoverti al ritmo di quel taglio iper-realista che sa evocare il lirismo proprio celebrandone la totale assenza, nei momenti che accarezzano gli spazi e gli oggetti esattamente come ci appartengono ma aggiungendovi l’affetto dello sguardo.
C’è poca Italia proprio per potercene far stare tanta, e ce la senti tutta quella trasformazione che abbiamo vissuto ma non capito. Non c’è nostalgia e non c’è ottimismo in questo film, solo frammenti che rammentano un cambiamento e che palesano meglio di cento articoli quanto sia paradossale ed incompiuto l’assetto democratico del nostro paese, come se ciò che avviene ed è avvenuto fosse al contempo causa ed effetto di un vuoto che prima che istituzionale è strumentale e culturale.
Un crescendo che si svela sul doppio binario del nostro personale quotidiano e di un respiro che è sociale ma non sa essere collettivo, finchè su tutto questo non rimane che l’intensità di quello sguardo che già fu del Botero del Portaborse.
Il breve discorso finale all’uscita del palazzo di giustizia ricorda per antitesi quel “Non perdete la testa” che un accidente della storia fece pronunciare a Togliatti, ma che allora sarebbe stata la prima preoccupazione di quasi ogni esponente dell’arco parlamentare. E il pubblico rimane a pensare che oggi probabilmente non sarebbe così.

Comments:
l'ho visto stasera: a me questa mancanza di italia è sembrato un grave limite. Quando mai i registi di serie B hanno fatto film (peraltro raffinatissimi) alla tarantino? Se avesse fatto vedere i film di serie B all'italiana (tette e culi a gogò) la scena di berlusconi con le sculettatrici avrebbe avuto un altro senso. Sembra quasi un escamotage fatto per deresponsabilizzare, per compiacere il pubblico.
Poi ho trovato la sceneggiatura troppo dispersiva - troppe linee narrative "inutili". Nell'economia del film, cosa me ne frega di sapere le vicende amorose della Trinca? Anche lì, sembra semplicemente un ammiccamento ai pacs, una presa di posizione ma non funzionale alla narrazione. Non c'è economia di scrittura. Mi sono piaciuti solo gli ultimi 10 minuti.
 
Ma 'nfatti, la dispersività è la prima sensazione, quasi un ritmo troppo sincopato. Può darsi che io gli attribuisca troppa maestria, ma ho avuto la sensazione che si cercasse di veicolare una percezione di frammentarietà. Fotogrammi randomici.E l'idea mi è piaciuta. Anche per il personaggio di Berlusconi che inizialmente è quasi bidimensionale e assume spessore in itinere con i vari cambi di figura.
Per i B movies italiani, è vero che la commedia scollacciata era prevalente, ma c'erano anche i Di Leo e gli Argento.
 
certo, ma argento non è tarantino (e il riferimento è a quest'ultimo) e inoltre i film tetteculi gli avrebbero forse fornito un occasione per sottolineare una continuità culturale - che c'è - tra gli italiani e il loro presidente del consiglio

e la mancanza di economia narrativa secondo me è un po' un voler non rinunciare a niente: la scena di orlando che scopre l'omosessualità della trinca è divertente in se', ma superflua nella narrazione. Secondo me questo un professionista non dovrebbe permetterselo.
 
Illustrare la continuita' culturale mostrando i film tette&culi avrebbe negato una delle tesi del film ovvero che NON c'e' continuita' culturale, che Berlusconi e' una discontinuita', che prima c'era un'altra Italia. Il film m'e' complessivamente piaciuto ma su questa tesi non sono per nulla daccordo.
 
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