11/11/06

 

Politically uncorrect

Seguendo distrattamente alcune web-bagatelle m’imbatto in considerazioni sulla potente vena emancipatoria del Quran e rimango un po’ perplessa. Glisso, la consuetudine a considerare la volontà divina uno strumento per la legittimazione sociale e la costruzione identitaria non mi consente di esprimermi su nessuna delle liste interminabili di norme e regole che il demiurgo di turno ha dettato al primo visionario di passaggio e sulle quali il sacerdote più accorto ha imparato a surfare con agilità felina. Rimescolando versi e canti e parole tutto può essere dimostrato dell’imperscrutabile disegno cosmico.
Il punto rimane che qualsivoglia sacra rivelazione presuppone degli interpreti certificati e indiscutibili. E che proprio per questo da pochissimi secoli in codesta area geografica si è deciso in maniera non incruenta di ribadire la laicità e la razionalità del vivere comune. Ben vengano quindi tutte le possibili interfacce di dialogo con tutte le comunità che sui precetti religiosi fondano la propria esistenza, anche se mi attenderei che una battaglia per i diritti delle donne Islamiche in Italia cercasse di potenziare le tutele all’interno della cornice normativa nonchè l’accesso alla fruizione delle medesime invece che perorare uno smazziamocelatranoantri.
Ma ricordiamoci anche di ribadire pliz che non esistono zone franche, e che hic et nunc l’unico valore legale di qualsiasi interazione è quello riconosciuto mediante i parametri stabiliti democraticamente. A questa piattaforma comune devono convergere tutte le nostre diversità, il resto son baruffe chiozzotte all’interno del club di topolino di turno.

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