23/12/06

 

The ghost of christmas past

La consueta celebrazione del solstizio d’inverno si sta trascinando nuovamente la sua nevrotica alacrità e il suo carico di significati storicamente stratificati come in una sezione geologica.
Personalmente sono vagamente irritata da quella somma di pacchetti che si accumulano ineluttabili sussurrando motteggi alla mia idiosincrasia verso l’entropia ma confesso una compulsione maniacale alla decorazione dell’abete. Venni introdotta da bambina a questo rituale misterico da mia madre, gironzolavo attorno alla tavola con i festoni argentati comprati alla standa portati a mò di boa di struzzo mentre lei apriva i rami e m’insegnava la cura nel posizionare le decorazioni. Ore spese in gesti inutili, un mandala postmoderno e futile in cui ancora mi cimento ogni dicembre, con un livello di perizia ormai quasi professionale ed un pantone assolutamente rigoroso. Ecco, per me l’abete è un po' giardino zen e un po' cordone ombelicale, immagino sia anche questo che sono le tradizioni. Possono dividere e possono unire, nel dicembre del 1914 ebbero la fortunata ventura di avvicinare gli schieramenti nemici in quella che viene ricordata come la tregua di Natale.

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