27/01/08

 

Noi che viviamo sicuri...

"La nostra fatica è stata dimenticare". Mia madre oggi se n'è uscita così e sono stata tentata di accusarla di insensibilità, ma la voce tradiva un eccesso emotivo, segno chiaro di uno sforzo abbastanza vano. Ho sospeso il giudizio, io non c’ero in quel momento in cui europei divoravano europei come crono i suoi figli.
Rosa mi ha tirato in ballo per contribuire ad una virtuale biblioteca della memoria; confidando che i più celebrati tra romanzi e saggi vi appartengano di diritto lo sguardo mi è caduto sulla variante di Luneburg.
Un romanzo che parla di scacchi per parlare dello sterminio è una roba strana, abbastanza da richiamare l’”assurda precisione” di cui parla Primo Levi, il più grande qua ad aver dedicato la vita all’enorme fatica di non dimenticare.
In un paio di pagine c’è una narrazione abbastanza limpida del dolore di quello sgretolamento della realtà in cui l’intera esistenza si deforma e si liquefà come acqua ragia su un dipinto. Per sopravvivere all’assenza di senso si deve riuscire a produrne uno, che ripari, che trasmetta, che sappia di buono; credo sia questo che rende impossibile una giornata dell’oblio.
Passo il virus del ricordo a Pangloss, a Ipazia, a Rael, a Toni a MagisterPN a Namib e all'intero blogroll.



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