02/08/08

 

Cronache tirreniche

Dopo una giornata a Scarlino e una all'Elba cominciamo a scendere verso sud. Giannutri e il Giglio sono due splendidi megascogli che svettano selvatici davanti a quell’isolotto mancato dell’Argentario a rammentargli la sua bellezza pre-agnellica. Ci fermiamo in rada a Giannutri tra rocce arbusti e qualche pino e i polmoni ringraziano quell’aria salmastra incurante delle varie antropizzazioni di transito. Nuoto tra pesci e ricci mentre il sole tramonta, di notte, tra birrette, penne al dente e partite a marafone, sorge un’enorme luna vermiglia e si alza un vento forte che colora i miei sogni con intense ansie da disancoraggio.
Ripartiamo, ma vento e mare non han voglia di mostrarsi ospitali, scelgo una darsena di riparo a casaccio sul portolano, attratta dalla sua forma uterina e dal nome di uno degli imperatori che fecero grande Roma. Il porto è ben curato ma avvolto nel nulla che l’aurelia reca con sé.
Ripartiamo accompagnati da mare e vento intensi, a sinistra scorre la costa laziale senza manifestare particolari attrattive. Osservo distrattamente Fregene e Fiumicino attendendo la manifestazione del Tevere e dell’isola sacra, ma vedo solo frangiflutti, aeroplani, petroliere in fila al largo e onde alte. Ormeggiamo in una darsena dal pretenziosetto nome di porto di Roma, rutilante di quel coattume che solo l’hinterland dell’urbe sa offrire. Ci assegnano un posto inferiore di un metro del necessario e al suono di  venghi venghi sbrindelliamo un parabordo e una canna da pesca, fondamentalmente un bilancio estremamente positivo.
Il giorno dopo l'equipaggio, compatto meno una, risponde entusiasta all'imperativo fantozziano del gitone nella città eterna con una scaletta da urlo comprensiva di fori, altaroni, fontanoni, cupoloni e magnata  trasteverina, io li seguo con sopracciglio snobbish e mi rifugio a trarre boccate di ossigeno e di birra nel tinello di Rosa.
Raggiungiamo quelle perle di roccia delle pontine, il paese di  Ponza, che dal mare appare un mosaico dai toni confettosi, si rivela la solita promenade di zeppe, oli solari e  aperitivini.
Ventotene invece mi dispone subito di buon animo, più aspra e salmastra ha un’atmosfera scabra e malinconica vagamente bretone, le tinte delle case sono consunte dalla salsedine e i gabbiani razzolano, i fondali sono meravigliosi anche per il mio galleggiamento sgangherato e mi consentono di amicare con i pesci. Pinnando a caso percorro una fenditura in una  roccia incrostata di viola e di arancio e dopo pochi metri sott’acqua mi trovo in una serie di micropiscine indecise se appartenere al mare o alla terra, mi ci fermo insieme al tempo e considero seriamente la possibilità di trasformarmi in anemone di mare.
La navigazione verso Ischia è ventosa e pensosa, per un paio d'ore mi cimento dignitosamente con la cima del gennaker e verso sera mi appollaio a prua, il vento e la prospettiva rendono la forma delle vele delle barche all’orizzonte simili ad enormi onirici uccelli marini, immobili e giganteschi guardiani silenti in un de chirico mai dipinto.
Ischia si manifesta accogliente come sempre e meno caotica del solito, mentre a Capri mi colpisce quanto sia facile trasformare il paradiso in lounge bar. Al molo nemmeno la notte e  lo sciabordio del golfo possono chetare il suono dei generatori di pacchianate da un fottio di zeri. Il giorno dopo sguazzo con poca convinzione tra faraglioni giri turistici grigliata inclusa e yacht con eliporto, nel tardo pomeriggio si riparte verso ischia in una meravigliosa navigazione di spruzzi di onde, vento e tramonto. La notte, alla fonda davanti a S.angelo, è un cliché da carosello napoletano, acqua calmissima, refolo di ponente, spicchio di luna, luci del paese che si rifrangono e canzuncelle partenopee provenienti da terra, apprezzando l'evidente sforzo di regia dell'ente turistico mi abbandono alle onde ed al sonno.
Da domani si comincia a ritornare.

Comments:
Ottimo pezzo, anche se io ho preferito ponza a ventotene (troppo piccola e popolata ventotene, non c'è veramente un buco libero).
Comunque...tinello? Quella è una cucina, perdiana.
Buon ritorno, ci sentiamo presto per organizzar nuove avventure.
 
Vero, lungi da me l'intenzione di offendere la tua cucina in ogni sua manifestazione.
Dissento sull'arcipelago pontino, Ventotene mi è parsa solo "abitata", e nemmeno troppo. Magari dipende dal periodo di visita o dalle lune del mercato turistico.
A presto.
 
Nell'afa che permea di se' la landa foroliviense, il tuo post fa sognare acque verdissime e tuffi cetacei. Somma invidia. Un abbraccio. Go n-éirí do thuras leat!
 
E' che quando un'isola piccola è affollata, diventa un po' claustrofobica. Se è grande, l'angolino libero lo trovi sempre... (il mio consorte, che a ventotene c'è stato a maggio, ha ricordi di sogno). Dì un po', ti ho cercato via e-mail e cellulare, ma non riesco a beccarti, fatti viva!
 
@ rosa: non ho trovato nulla nè al cell nè su gmail, domani ti chiamo quando mi trovo in qualche luogo baciato dalle onde radio. Oggi sono all'isola del Giglio, ed è forse tra queste altotirreniche quella che mi piace di più, se tu e il consorte non l'avete ancora visitata consideratela.
@rael: fatto il valigino?
 
...valigie approntate. Voce terminata causa urli ripetuti e minacce di lancio extra-finestra di quanto non ritenuto strettamente utile. Sembra che uomo abbia compreso, ma sospetto prepari nascostamente borsa supplementare da 45 Kg. Se senti di commercialista strangolato al Ridolfi, sai cosa è successo. Baci, buon rientro.
 
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